venerdì 20 gennaio 2012

Discorso sul metodo - René Descartes

E non so quali altre qualità contribuiscano alla perfezione dello spirito, perché voglio credere che la ragione, ovvero il [buon] senso, essendo la sola cosa per cui siamo uomini e ci distinguiamo dalle bestie, sia tutta intera in ognuno; e seguo in questo l'opinione comune dei filosofi, per cui il più e il meno si danno tra gli accidenti, non tra le forme o le nature degli individui della medesima specie.

giovedì 19 gennaio 2012

un MOVIMENTO può essere molto pericoloso

Oltre ad aver perso fiducia nei "movimenti", intesi come aggregazione di persone con unico pensiero/obiettivo, ora ne ho addirittura paura. Nel caso in cui questi movimenti nascano come forza civile spontanea al servizio del malcontento comune, pronta ad usare maniere poco ortodosse per raggiungere i propri obiettivi, reputo la parola "movimenti" e tutto ciò che ne consegue, fonte di profonda preoccupazione. E' troppo facile al giorno d'oggi trovare delle persone scontente che abbiano tanta sete di vendetta, magari che siano acciecate dalla rabbia. Questi movimenti "ciechi" potrebbero facilmente colpire chiunque, persino i più deboli. Io penso che la rivoluzione non possa e non potrà mai partire dall'unione furiosa e improvvisa di tante persone pronte a combattere con violenza fisica, oltre che verbale, le autorità o qualsiasi istituzione ed ente od anche lo Stato stesso, i quali, per un anche comprensibile sentimento unanime, rappresentano tutte quante le ingiustizie. Dietro questi movimenti minacciosi e immediati molto spesso non si cela neanche l'ombra d'una riflessione.

I movimenti sono troppo pericolosi e facilmente incanalabili e influenzabili (o forse spesso formati da membri puristi ed integralisti incapaci di fermarsi o di cambiare idea pur vedendo raggiunto il proprio obiettivo o avendo superato un certo limite). E' capitato più volte in passato che un movimento nato con alcuni sani principi e obiettivi sia poi degenerato in distopiche ambiguità.
[mi viene in mente il film tedesco "L'Onda - Die Welle"]
Preferirei, e penso non vi sia altro modo, che le rivoluzioni partano prima di tutto dall'interno di ogni singolo individuo. Preferirei che ogni individuo rivoluzioni prima di tutto se stesso, il proprio interno, la propria anima, il proprio modo di porsi agli altri, solo così potrà avvenire una rivoluzione: alzandosi un giorno, cercando di fare qualcosa di diverso dal solito ciclo di azioni impostoci dal nostro vivere in società (questa orribile e crudele), qualcosa che ci aiuti a liberare la mente da tutta la rabbia accumulata nel corso della vita.
La rabbia non sarà mai in grado di rivoluzionare se non trasformata in qualcosa di costruttivo.

I movimenti sono pericolosi! Ho avuto esperienze diverse di movimenti, nonostante la mia giovane età, e col tempo e con le proverbiali delusioni susseguitesi (mi riferisco al mio cambiamento d'opinione nei confronti di persone verso le quali nutrivo ingenuamente una sterminata stima), ho maturato le suddette conclusioni. Non sono pentita di aver provato a far parte di questa forma di lotta, ho solo compreso che non funziona...e mai potrà funzionare.

I movimenti sono pericolosi. - malgrado si riescano a immaginare, senza troppe difficoltà, le motivazioni dell'insorgere di masse di persone incazzate, visti i tempi bui in cui malauguratamente siamo capitati (ma era già tutto prevedibile anni e anni or sono). Il punto è che penso che un'unico pensiero, anche se diverso da tutti gli altri, possa cambiare il mondo, mentre tanti pensieri tutti uguali non portano da nessuna parte...e possono essere strumentalizzati. Morale: occhio a dirsi parte di qualsivoglia movimento. Il portavoce di codesto movimento, in quanto persona a sé stante, potrebbe cambiare egli stesso idea e pensiero da un momento all'altro e non essere più in grado di rappresentarti.
Io opterei dunque per il fidarsi sempre e solo di se stessi in ambito di lotte o scelte importanti, per scendere in campo rappresentando se stessi ed essendo rappresentati solo da se stessi, senza sentire il bisogno di affidarsi a chiunque altro.
["nessuno fa le veci dei principi che io ho." - articolo 31]