martedì 3 febbraio 2015

cambiando osservando



 Come le nostre abitudini, il nostro corpo, i nostri movimenti, il nostro modo di porci, il nostro modo di parlare, anche la nostra scrittura subisce dei cambiamenti nel corso degli anni. A volte per pigrizia la “R” diviene non ben definita finendo per assomigliare ad una orripilante “D”, per non parlare di come si semplicizza nel tempo la “Z”, che da essere la lettera più complicata da scrivere nell’italiano corsivo, diviene la lettera più semplice, parendo ormai un simpatico “7”.
La causa può risiedere nel fatto che attraverso il tempo noi cambiamo (?!) e cambiano le nostre emozioni, i nostri sentimenti, il nostro vissuto (a volte intensamente, a volte meno), facendo sì che finanche come ci esprimiamo, sia verbalmente che sulla carta, sia il riflesso di ciò che siamo in quel dato momento.
Ora sono in un mood che non ho tanta voglia di esistere. Voglio esistere di fretta, voglio che il tempo passi, oppure magari al contrario vorrei che il tempo si fermasse, che si bloccasse per sempre, in maniera tale da darmi la possibilità di vivere e godere ogni istante con l’intensità che ambisco da sempre e che da sempre mi sfugge.
Ho la testa così piena di questo problema, del tempo che passa, di ciò che vorrei fare ma non posso, da non riuscire probabilmente a fare ciò che invece DEVO fare.

Prima riflettevo sul perché ci piaccia così tanto (praticamente a tutti) osservare gli animali giocare. Giocare fra loro o giocare con gli umani. I gatti ad esempio: che sensazione strana vedere i gatti giocare! Ti trasmettono una gioia indescrivibile, vero? E i cani? Quando ti rincorrono o scappano che vogliono giocare a farsi prendere, ti lasciano senza parole e con una felicità che non ti sai spiegare, che ti riempie dentro.
Immaginati di vederli giocare e divertirsi tra loro mentre sei ben nascosto a spiarli. Come ti sentiresti? Cosa proveresti? Non ti chiedo “cosa penseresti?” perché in quei momenti non si pensa mica! In quei momenti ti abbandoni all’idilliaco momento di pace interiore, di eternità, di serenità e infinita gioia con cui la magia della vita sta colmando quell’attimo della tua fugace esistenza.
Stessa cosa capita quando ci relazioniamo con i bambini o quando li osserviamo. Teneri, piccoli, innocenti, sempre pronti ad imparare qualcosa da tutti, senza pregiudizi di sorta.
Inconsapevoli, donano felicità….
Ma perché? Tu te lo sei mai chiesto? Perché?
Perché siamo felici quando accade ciò? Perché?

Perché in quei momenti “senti”, o meglio, “sai”, che ciò che guardi è reale, è vero, non finzione (anche se la finzione ci piace: ci piace tanto vedere i reality, i programmi trash in tv, pur sapendo sia vera finzione).
I comportamenti di quegli adorabili esseri viventi non sono condizionati dai problemi, dalle inibizioni, dalle mode, dalle convenzioni, dalle discriminazioni di cui solo l’essere umano adulto si fa portatore (non proprio) sano.
È uno spettacolo. Una magia che dovremmo cercare di portare anche tra noi ormai adulti, credo.