Siamo esseri facilmente influenzabili, basti vederci quando
pensiamo ad aggiustarci o quando camminiamo per strada che ci sfiorano mille pensieri,
tutti e mille riguardanti il nostro modo di sembrare. Ebbene sì, perché esiste
un modo di sembrare, noi non ci limitiamo mica all’essere, se mai dovessimo
essere, noi vogliamo soprattutto sembrare, apparire. Apparire è quindi un’azione
molto importante se non fondamentale per la vita di ogni essere umano, persino
per chi si dice esule da ciò ed escluso a priori dalla massa di materialisti
che oggi occupa per una gran parte questo mondo. Ciascuno ha in sé una cupa
vocina che gli dice “ma se sono così io poi non piaccio, io devo essere a modo,
proprio come il modo degli altri, io devo farmi i capelli così, sfiorarmeli
lentamente in questo modo qui, io devo tenere il mento alto, guardare dritto
negli occhi della gente, non distogliere mai lo sguardo, devo mostrarmi forte e
spavaldo, noncurante forse è meglio, per non dire ch’io debba apparire come la
celebrazione del menefreghismo. Insomma io devo essere in un certo modo e
questo certo modo deve essere accettato da tutti, ma perché ciò sia possibile
non mi resta che adottare un modo da tutti perseguito. Sarò proprio come gli
altri, sarò come tutti, sarò uguale, così non mi potranno attaccare da alcuno
spiraglio di incertezza, non avranno ragione d’attaccarmi, di schernirmi o
emarginarmi, allontanarmi per qualche differenza, io sarò proprio come loro.
Questo mi renderà forte e intoccabile. Non mi abbatteranno perché io mi
mostrerò sempre a loro superiore ed inarrivabile”.
Questo nostro timore di essere soggetti alla xenofobia che
sappiamo abitare le menti di chiunque, persino la nostra, non ci fa sembrar
altro che robot, o meglio, automi prodotti in serie, prodotti di una catena di
montaggio, prodotti di menti altre, le quali pensano forse di essere elementi
esterni a questo ingranaggio malato e contorto, dal quale invece nessuno è
escluso. E’ un gioco crudele del mondo umano, e forse è nato proprio per sua
mano.
Ma com’è noto, checché noi ci si mostri forti, potenti,
spavaldi ed inarrivabili, tutti, senza distinzioni, siamo al corrente della
verità. La realtà è che il timore, la paura, rende deboli e capaci di vivere la
nostra vita in una maniera a noi davvero poco idonea. A causa di questa paura
ci sforziamo nel svolgere determinate azioni che reputiamo normali solo perché già
eseguite da qualcun altro prima di noi. Ci spaventa la sola idea di tentare ciò
che non è ancora su carta, di cui non esiste precedente.
Ci sono alcuni di noi, persone senza dubbio come tutte le
altre, che sanno organizzarsi in piccoli o grandi gruppi ma che pensano di
essere oltremodo differenti dalla massa. Ma la massa, di per sé, è un elemento
inesistente, poiché ogni individuo compete esclusivamente di se stesso, e dei
suoi stessi integri pensieri ha l’esclusiva.
Questi gruppi pocanzi nominati sono i gruppi che si chiamano
sovversivi, nel senso che così si chiamano più che altro tra loro stessi, o
peggio chiamasi anche: alternativi. Quest’ultima è’ una parola che in passato,
durante il periodo della mia adolescenza, era davvero abusata, molto utilizzata
anche da me stessa in primis. Ma dopo tutti questi anni (che tanti non sono ma
che sono contrassegnati dal mio personale sacro passaggio dall’infanzia, all’adolescenza,
all’età adulta) è adesso ormai scaduta nell’uso da teenager odierno, quanto mai
odioso, e che ripudio in toto.
Questa brava gente, che lotta in continuazione, lotta
continua quindi, e non si sa mai per cosa, pensa di fare innanzitutto il bene
degli altri, non rendendosi magari conto di fare per prima cosa ed
immancabilmente i propri interessi. Lottare significa (ahimè, è una cosa che
non sopporto) principalmente mettersi in mostra, mettersi al centro dell’attenzione,
e della massa guidata, e di quella contrastata. Poiché pur sempre di massa si
tratta.
Questa gente qui, dalla sfolgorante leadership, non è capace
neppure di intuire che quel “movimento” che ha dietro le proprie spalle e che
ha forgiato impastando le menti dei propri uditori, non è null’altro che la
nuova genesi d’una massa monopensiero, un insieme, divenuto inviolabile, di individui,
potente e travolgente, insopprimibile e micidiale per il solo fatto d’essere un’agglomerazione.
Senza contare che il monopensiero uccide la ragione, l’ammazza a sangue freddo
e rende il movimento un moto violento e inafferrabile. Queste menti geniali
capaci di animare tutto ciò hanno dunque solamente coltivato i semi d’oppio di
quella che si può benissimo definire una “religione”.
E’ stato facile per molti lasciarsi “muovere”, tanto è
quello a cui ci hanno abituati sin dalla nascita.
E’ stato facile per i malati di leaderismo richiamare a sé tante
menti, poiché da queste loro azioni traggono linfa vitale necessaria per
continuare il viaggio sul mondo.
Ciò che deve far pensare è la differenza, che in questi anni
si è andata sempre più appiattendosi, tra la lotta simbiotica fatta col cuore e
con la ragione, fatta per un amore senza corrispondenti, non per amor proprio,
non per voglia di mettersi in mostra, parlo di quella lotta che ognuno svolge
quotidianamente dentro sé in particolare, che ora è in procinto di scomparire perché
di perduta importanza, e invece un’altra lotta molto cara ai sudditi del potere, caratterizzati da
una irritante determinazione nel volersi creare delle inimicizie, nel voler
creare scompiglio, instabilità, violenza, per aver sempre più potere nelle proprie
mani
Questa gente dalle basse qualità intellettuali (seppur di
quantità si abbondi al giorno d’oggi), mi riferisco ai sovversivi di cui sopra,
non fa che il gioco di quei sporchi capitalisti infami bramosi di danaro.
Diventa lapalissiano che ogni azione è potenzialmente una
moda, una tendenza, ma il suo divenirlo o meno deriva dal nostro modo di
impostarla. Basta leadership, basta portavoce, basta deleghe, ognuno di noi
deve pensare di per sé, non invitare qualcun altro a farlo al posto suo.
Pensare non può divenire una moda, è cosa impossibile. Sarebbe
come dover cambiare il proprio guardaroba ogni santo giorno. Quindi stop alla
pigrizia neuronale, via invece a un po’ di sano ragionamento.
Nessun commento:
Posta un commento
scrivi quello che pensi del post...