È vero, la vita va avanti.
Anche senza te, Dolly. Mia certezza, mio punto di
riferimento, mio eterno esempio. Non mi sembra vero di averti perso. Te ne sei
andata così, all’improvviso. Mi sento di averti uccisa io (con l’eutanasia) e
sento la tua voce che mi dice: “perché l’hai fatto?”. Perché tu eri forte e,
come tante altre difficoltà, avresti superato anche questo grave problema di
salute che era comparso tutt’a un tratto. Hai aspettato che io partissi per
iniziare coi sintomi. Non volevi rovinarmi il viaggio, non volevi evitare che
io partissi. Tu lo sapevi. Il mercoledì precedente hai avuto quella breve crisi
epilettiche e mi hai fatto quasi infartare quando ti ho vista agire in quel
modo. Ma, come ero abituata a vederti, hai superato anche quella, non senza
difficoltà: ricordo che quando ti abbiamo messa vicino a noi e la crisi è
passata, sulle mie gambe ancora non respiravi bene. Pensavo che dovessi
lasciarmi da un momento all’altro, e invece… il tuo cuore è stato così forte da
resistere. Sei l’essere più forte che io abbia mai visto e sarai sempre il mio
esempio!
Mi dispiace di averti uccisa. Mi sento un’assassina. Sento
di averlo fatto per non soffrire nel vederti in quello stato. Giungere da
Bologna già con l’idea di doverti dire addio non è stato per niente semplice.
Mi manchi da morire. Sei stata la mia amica di sempre, la mia compagna, una
sorella e gli ultimi anni anche una figlia. Mi si è lacerato il cuore nel fare
quello che ho fatto, ma ancora peggio nel vederti in quello stato. Incapace di
alzarti, sofferente, che lanciavi quelle urla e quei lamenti disperati. Anche
quando sapevi che stavamo andando ad ucciderti (mi sento malissimo al solo
pensiero) tu piangevi. Non so se in quel momento ci vedevi o ci sentivi. So che
quando siamo tornate da Bologna io e Anna Lisa, ti ho fatto annusare la mia
mano e tu ti sei accorta che ero lì, nonostante tutto, nonostante i dolori
atroci che provavi, il cervello e i sensi quasi andati, tu ti sei accorta che
c’ero e sei anche riuscita a fare quel cenno della felicità che sempre ci
dimostravi quando ci rivedevi dopo un periodo di assenza. Per me è stato
importante. Ho pianto tanto. Piango ancora, dopo 4 giorni, e ho gli occhi gonfi
e non ci vedo bene. Sento ancora la tua voce, il tuo abbaiare e il tuo lamentarti,
sento i tuoi passi, ti vedo in giro per casa, sono sempre pronta a portarti giù
quando torno. Io a casa ormai non voglio tornarci mai. È sempre una sofferenza
tornare e vedere i soliti posti di mille serate in cui ti ho portata giù e ci
siamo fatte le passeggiate. Mi sei rimasta dentro e ci sarai per sempre. Odio
dover ripensare agli ultimi istanti. Ci siamo recati dal veterinario e ti ho
vista mentre ti addormentava per sempre prima con la siringa dell’anestesia e
poi con l’ultima letale iniezione (a cui non ho voluto assistere) con cui ti
bloccava tutti i muscoli ed il cuore, Quel cuore bastardo che avevi che non
voleva mollare. Tu piccola stronzetta che non hai mai mollato e che negli
ultimi momenti hai sempre cercato di alzarti perché non volevi darci quel
dispiacere di vederti in quello stato e volevi sempre trasmetterci tutto
l’amore che provavi. Non c’è mai stato nessuno nella mia vita che mi abbia dato
tutto quello che mi hai dato tu senza pretendere niente in cambio. Mi tiravi su
nei momenti di sconforto e nei momenti in cui mi credevo una nullità e mi
sentivo una merda, tu c’eri sempre. Tu c’eri sempre quando io venivo a
sfotterti solo per sentirmi calcolata da qualcuno. Tu c’eri anche quando non
volevi esserci perché eri infastidita o stavi male, ed io ero invece lì sempre
a romperti i coglioni. Mi dispiace per quelle volte in cui forse ho esagerato.
Ti ringrazio per la pazienza che hai avuto. Ti ringrazio per essere stata “il
mio cane”, e so che non è facile perché spesso magari ti lasciavo a digiuno e
non me ne accorgevo. Ho tante colpe nei tuoi confronti: non ti portavo sempre
giù quando tu me lo chiedevi disperatamente, per mia pigrizia e bastardaggine,
non ti calcolavo a volte perché presa dai miei stupidi problemi del cazzo,
esistenziali ergo inesistenti. Tu sei stata come una persona per me. Io potevo
farti quello che volevo, sapevo come prenderti, dove mettere le mani, come
trattarti, quando era il momento giusto per metterti le mani in bocca, nelle
orecchie e vicino al culetto, il momento per infastidirti facendoti il
solletico sulle orecchie, toccandoti le zampette, prendendoti quella codina
amputata che ti rendeva così particolare. Chi ti conosceva, se avesse
approfondito, avrebbe subito capito che eri il mio cane, il nostro cane, perché
si vedeva: era evidente che avevi un’educazione ed un’intelligenza uniche che
solo da questa famiglia potevano derivare e che solo noi potevamo trasmetterti.
Incredibile quanto tu non avresti mai fatto pipì a terra, sapevi di sbagliare,
negli ultimi anni, ma lo facevi per problemi ai reni probabilmente. Non potevi
più resistere. Io e nessuno infatti ti ha mai rimproverata per ciò. Ed io, da
questi piccoli segnali capivo che stavi invecchiando, ma mai avrei pensato di
doverti dire addio in pochi giorni, senza manco vederti star male, e doverti
fare l’eutanasia. Che è stata la cosa più brutta che io abbia mai fatto in vita
mia. Il momento prima o poi sarebbe arrivato, questo lo so, ma per quanto
potessi aspettarmelo, non è stato come avevo immaginato o quando avevo
immaginato. Vorrei tornare indietro nel tempo per farmi perdonare di tutto
quello che ti ho fatto e non ti ho fatto. Vorrei poterti dare un millesimo di
quello che tu mi ha dato e trasmesso. Vorrei poterti coccolare ancora e
soprattutto sfotterti ancora. Ciò non è possibile, ma continuerò a sognarti, ad
averti dentro e a pensarti. Mi sento quasi in colpa nel ritornare alla mia
normale vita quotidiana, perché penso che non è affatto giusto che tu non debba
esserci più al suo interno. Eri parte integrante di ogni mio giorno, di ogni
mia quotidianità, come faccio a non pensarti? In ogni caso non voglio
dimenticarti, ho paura. Mai scorderò quando ti abbiamo seppellita, lì, in
campagna, vicino alle piante grasse dalla parte del cancelletto, a sinistra
della gabbia delle galline. Tu ora sei lì? No, il tuo corpo è lì, al freddo,
come mai avrebbe dovuto stare. Se ripenso al momento in cui ti ho
seppellita….mi sento morire. Mi sento morire. Ti prego perdonami per tutto
quanto. Perdonami. Perdonami se ti ho lasciata andare. Perdonami se non c’ero
gli ultimi giorni, perdonami!
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